SIMONA SCATTINA

«Ho successo, ma solo come attrice... come donna rovino tutto»

Anna Magnani maschera della Commedia dell’arte ne "La Carrozza d’oro"

La Carrozza d’oro (1952) di Jean Renoir è un film che fonde insieme riflessioni su cinema, teatro e arte. Girato in Technicolor e ispirato all’atto unico di Prosper Mérimée (La carrozza del Santo Sacramento, 1829), è – come lo ha definito lo stesso regista – «una commedia. […] un omaggio all’antico Teatro Italiano, particolarmente a quella forma di teatro detta la Commedia dell’Arte» (Renoir, 1953). Il film mette in campo un’infinita serie di interessanti relazioni tra realtà e finzione finendo col portare sul grande schermo la storia di un’attrice (Camilla), specchio di Magnani, per la quale la vera vita è quella che interpreta nei suoi personaggi (Colombina): «il solo posto dove puoi trovare la tua felicità è ogni palcoscenico, ogni piattaforma, ogni pubblica piazza durante quelle due brevi ore nelle quali ti trasformi in un’altra persona e solo allora diventi te stessa», le dirà il Capocomico. Il contributo si concentrerà sulla grande prova di Magnani-Camilla che, intessendo sul suo corpo il duplice ruolo dell’attrice e della donna contesa in amore che sceglierà alla fine la strada dell’Arte, finisce col creare un duplice gioco tra illusione di verità e attorialità (Tognolotti). La sua arte, come accaduto già per altri ruoli, si fonda sull’equilibrio perfetto tra recitazione a teatro e recitazione nella vita al punto da rendere difficile scindere l’attrice dalla donna, divenute ormai corpus unico. Tra teatralità esibita e ricerca di autenticità (Pitassio) La Carrozza d’oro si fa pertanto riflesso della stessa vita di Magnani in un gioco che si chiude nel mondo dell’arte, in quel mondo fatto di illusioni che però rappresenta un fascino così profondo da tradursi, nell’attrice, come nel personaggio, in ragione di vita.

BIO:

Simona Scattina è ricercatrice di Discipline dello spettacolo presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli studi di Catania. Si occupa prevalentemente di drammaturgia del Novecento (Gabriele Vacis, Marco Paolini, Laura Curino, Marco Baliani, Armando Punzo) e di drammaturgia siciliana contemporanea (Lina Prosa, Emma Dante, Davide Enia) secondo prospettive di ricerca interdisciplinari alla luce delle recenti acquisizioni della visual culture e dei performing studies. Particolare attenzione ha riservato allo studio della Storia del teatro come Bene Culturale e alle Pratiche di archiviazione della memoria teatrale con specifico riferimento all’Opera dei pupi di tradizione catanese. Ha in corso studi sul rapporto tra il teatro e le arti visive (Dario Fo, Anagoor, Stefano Bessoni) e sulle trasposizioni sceniche di favole e miti (Emma Dante, Zaches Teatro, Babilonia Teatri).