PATRIZIA FANTOZZI

"La Matta ha ricevuto la Grazia”: Nannina, per alcune considerazioni attorno a una drammaturgia della chiamata


Nel 1948 Rossellini gira il film Amore suddividendolo in due episodi: il primo, Una voce umana dal testo di Jean Cocteau viene ambientato in una stanza da letto, il secondo, Il miracolo, si apre invece in uno squarcio visivo vertiginoso tra le asperità della Costiera Amalfitana, precisamente tra Maiori, Atrani e Furore. Li si ricorderà entrambi per la brillante interpretazione di una Magnani che se nel primo episodio è “solo” una voce di donna, nel secondo finisce con l’assumere pienamente l’habitus di una donna che invece le voci le sente. A partire da quel miracolo che un giorno come un altro la raggiunge, e qualcosa finisce per accaderle in un tutto suo Paradiso, tra le capre, sull’erba -“La Matta ha ricevuto la Grazia”- con il mio intervento cercherò di analizzare in che modo, nell’interpretazione del tutto peculiare dell’attrice, venga a incarnarsi qualcosa di letteralmente incommensurabile pienamente rispondente a “una drammaturgia della chiamata”, come l’ha definita propriamente Jacques Rancière. Già nel godimento del rapporto sessuale che ella consuma con “il suo” San Giuseppe, Nannarella è perfettamente in grado di spingere il suo rapporto al di là di ogni rapporto, di ogni fine e di ogni attesa della fine; ecco infatti che la volontà del Signore esalta la donna e insieme la eccede in un solo movimento. Nannina solo vestita di stracci continuamente risale e riscende questo mondo, riscende e risale e tutto accade in questo spazio, anonimo e neutro, che solo registra la pura fatalità dell’esistere. Anche lei come la Bergman di soli due anni dopo (Stromboli terra di Dio, 1950) a scivolare sulle pendici del vulcano, a invocare un qualche aiuto dal Cielo. Ci si soffermerà su una certa qualità della “passione” capace di dispiegarsi qui in una patetica del corpo e della voce che certo non si può ridurre a una patologia. Tutto si forma qui nel quotidiano della presenza, di un reale umile, senza pretese; e l’Anna veggente, che si trova a subire il Reale, non può che rielaborarlo assecondando il ritmo di una temporalità non certo cronologica, piuttosto seguendo la logica dell’ après-coup. Anna Magnani allora come prima grande interprete dell’ab-solutus, dello sciolto, dello slegato, se è vero che il reale è l’uno assoluto della relazione, è ciò che viene prima del rapporto e che funge al fondo di ogni rapporto come l’intangibile di quel rapporto. La parola rinnovamento che si accompagna da sempre a questo cinema finisce con l’essere sempre più spesso associata non a caso a quella di realismo, e con quest’ultimo concetto ad abbracciare prospettive davvero moderne, coinvolgendo la crisi dei modelli ottocenteschi. In questo senso, muovendo dalla figura dell’attrice, si tenderà a irradiare il discorso verso il modello di un’arte rivoluzionaria come quello del cinema “nuovo” capace d’ ispirarsi a un’umanità che soffre e che spera, come è nel caso unico dell’umanesimo rosselliniano, dove alla Purezza dell’incontro è associata una “caduta” che è anche sempre un compimento.


BIO:

Patrizia Fantozzi ha conseguito nel settembre scorso il titolo di dottore di ricerca presso l’Università della Calabria, discutendo una tesi sul concetto di "croyance" nel cinema a partire dalla filosofia di Gilles Deleuze sotto la supervisione del prof. Roberto De Gaetano. Durante il triennio dottorale ha effettuato un periodo di ricerca a Parigi presso le Università Sorbonne Nouvelle- Paris 3 e l’ Università di Paris 8, seguita dal prof. Dork Zabunyan ed è intervenuta in diversi convegni internazionali. Negli anni ha collaborato con diverse riviste di cinema specializzate tra cui La Furia Umana, Fata Morgana, FilmIdee e Filmcritica per cui ha scritto fra gli altri articoli su Carmelo Bene, Jean-Luc Godard, Guy Debord, Stan Brakhage, Artavazd Pelesjan. Dal Novembre 2014 è membro della redazione della rivista Fata Morgana, per la quale ha anche tradotto diversi articoli dal francese. Nel Luglio del 2017 è risultata inoltre vincitrice del Bando Cassini 2017 per dottorandi finanziato dall’Ambasciata di Francia in Italia e nel Maggio del 2018 ha organizzato presso la sua Università di appartenenza le Giornate di studio internazionali: Daney, le virtù della critica , intervenendo con una relazione dal titolo: “Dall’interpretazione alla forza. Serge Daney: critica e fisica degli affetti”.