LAURA MARIANI

Da Titina alla Magnani, un altro linguaggio d’attrice nel teatro del Novecento


Che posto occupa Anna Magnani nel Novecento teatrale e che recitazione è la sua? Poggia su un mestiere ancorato alla scena dialettale globalmente intesa e alle cosiddette forme di ‘teatro basso’ e lo rilancia nell’epoca dell’affermazione italiana della Regia e della concorrenza agguerrita del cinema: portatrice di istanze di realtà tipicamente cinematografiche e creatrice sul set e sullo schermo di relazioni vive, da “qui e ora”, come a teatro. Propone così il naturalismo e il popolare a uno stadio nuovo, essendo persona prima che interprete, attrice prima che individuo, cosa che non comporta l’azzeramento del personaggio o una sua diminuzione, al contrario. Sicché “è la Magnani” e, al tempo stesso, è la punta avanzata di una linea interpretativa che chiama in causa altre attrici come Titina De Filippo e la grande tradizione napoletana, essendo lei donna di Roma. Un rapporto significativo ben oltre il film che le vede insieme (e con Eduardo) nel 1948, Assunta Spina di Mario Mattoli. Una linea altra ma non in contrapposizione con quella dell’”attore artista” fondata da Eleonora Duse, che punta alla verità usando gli artifici della poesia; in palese conflitto invece con l’idea di un attore funzionale, buono per tutti gli usi, anche nei suoi esiti meno significativi. Mentre il suo rivendicare di essere non attrice essendolo fino in fondo, per il sicuro possesso del mestiere e la capacità di andare oltre, anticipa urgenze del presente


BIO:

Professore associato, docente di Teatro moderno e contemporaneo e di Storia dell'attore, attualmente in congedo. Ha pubblicato libri su Giacinta Pezzana, Ermanna Montanari, Pina Patti Cuticchio, Elio De Capitani. Ha vinto il Premio letterario nazionale vittime e martire di sant'Anna di Stazzema 1982. E' tra le fondatrici della Società Italiana delle Storiche e dell'Associazione Orlando che gestisce il centro delle donne di Bologna.