JESSICA CUSANO

Le due vite di Assunta Spina: da Francesca Bertini ad Anna Magnani


L’intervento si propone di comparare le performance attoriali di Anna Magnani e Francesca Bertini, entrambe impegnate nel ruolo di Assunta Spina, studiate in rapporto altema della condizione femminile popolare nell’Italia della prima metà del Novecento. Assunta Spina, dal dramma teatrale di Salvatore Di Giacomo (1909), può essere intesacome la cronaca di un femminicidio che prescinde la contingenza storica (Veronesi, 2018). La vocazione realistica di Assunta Spina – opera al servizio della mattatrice della scena teatrale e cinematografica (Lento, 2008) – si realizza, nei suoi adattamenti cinematografici, prima (Serena/Bertini, 1915), mediante l’interpretazione naturalistica di Bertini (Brunetta, 1979), poi (Mattoli, 1948), grazie alla recitazione dinamica e pulsante di Magnani (Pierini, 2018). La forza selvaggia della diva napoletana del muto (Delluc, 1916) alservizio del realismo del primo cinema italiano (Micciché, 1999) è l’eredità consegnata all’attrice romana (Brunetta, 2003), che si offre “nuda”, nella sua istintività, al Neorealismo (Masecchia, 2016): in Assunta Spina, la dimensione del realismo popolareche Bertini esplora attraverso il gesto spontaneo (D’Incerti, 1951), valorizzato da un campo medio che ne coglie l’aspetto quotidiano, è espressa da Magnani attraverso l’uso della bocca che, dominando il primo piano, s’impone sulla voce quando intona ‘O cunto ‘e Mariarosa (Murolo, Tagliaferri, 1932). Magnani, maschera di popolana (Morreale, 2011), insieme a Bertini con cui condivide il passaggio dal palcoscenico allo schermo e il temperamento deciso (Martinelli, 1992; Hochkofler, 2004), nel ruolo di Assunta, permetteche il discorso sulla condizione della donna catturi il centro della scena. Se l’interpretazione di Francesca Bertini piega la propria personaggia – vittima dell’amore - alla concezione patriarcale egemone (Dall’Asta, 2008), quella proposta da Anna Magnani, che restituisce una protagonista succube e colpevole al contempo, ne fa emergere gli aspetti ambivalenti, contraddittori, conferendole una complessità psicologica. La rappresentazione della violenza di genere in qualità di fatto sociale, è l’opportunità offerta da Bertini, che Magnani, lontana dal promuovere un’azione di rivendicazione, trasforma in occasione di riflessione per il suo pubblico.


BIO:

Jessica Cusano, laureata in Antropologia Culturale ed Etnologia, nel 2018 ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Spettacolo e Musica presso l’Università degli Studi di Torino. In occasione di convegni italiani e internazionali, ha presentato, in qualità di relatrice, gli esiti dei propri studi sulla rappresentazione della cultura materiale nel cinema muto italiano di finzione. Nel corso degli anni, si è dedicata alla ricerca accademica e all’organizzazione di eventi relativi agli ambiti del Cinema e della Comunicazione Audiovisiva, della Bioetica e dei Game Studies. Attualmente è cultrice della materia nel settore scientifico disciplinare Cinema, Fotografia e Televisione presso il Dipartimento degli Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Torino.