cristina colet

Anna Magnani: il personaggio nelle mani dell’attore. Una riflessione attraverso tre casi studio: "Bellissima", "Nella città l’inferno" e "Mamma Roma"

Se il personaggio di Pina ha contribuito a fissare nell’immaginario comune l’idea che Anna Magnani sia stata soprattutto l’icona neorealista per eccellenza, grazie a quel “particolarismo” che l’ha resa patrimonio comune di infiniti pubblici («Reporter», 19 gennaio 1960), tuttavia negli anni successivi a Roma città aperta, sebbene a Magnani vengano affidati molti ruoli che vogliono idealmente riprendere alcuni degli elementi del personaggio rosselliniano (Angelina, Linda, Maddalena…), è pur vero che lei stessa ha cercato (spesso invano) di prenderne le distanze per portare sullo schermo anche un’altra donna, sensuale e moderna, ma meno legata a quello stereotipo da popolana con cui la critica ha cercato di inquadrarla, nel vano tentativo di etichettarla a seguito del successo internazionale di Roma città aperta. Non diva, come è emerso dalla sua esperienza americana, ma nemmeno anti-diva neorealista perché Anna Magnani è piuttosto stata un’attrice-autrice dei propri personaggi, che proprio per via di una presenza “ingombrante” e tendente all’eccesso ha conferito ai suoi ruoli tutta una gamma di caratteristiche eccedenti che non consentono ad essi di fissarli in una categoria o tipologia, perché si rischierebbe di appiattirli e di limitarne l’analisi. Magnani è una bellezza anti-norma che, con “esplosioni di splendore”, ha dato alle sue popolane note di sensualità, fulgore, e a suo modo anche di eleganza, tutte caratteristiche che sono appartenute anche a molte dive e colleghe d’oltreoceano, seppur mantenendo quella naturalezza e esuberanza che connotano i suoi personaggi di un forte attaccamento alla vita.

Il presente contributo vuole prendere in analisi tre tipologie femminili a cui Magnani ha dato corpo dopo l’esperienza di Roma città aperta, e che in qualche modo nascono dalle ceneri di Pina, per riflettere su come all’etichetta di “attrice neorealista” si possa accostare il termine più incisivo, di autrice del personaggio, che la colloca al pari di registi e sceneggiatori, capace di rappresentare e raccontare la complessità del femminile nell’Italia del secondo dopo guerra, e al contempo di superare lo stereotipo del modello di donna madre-moglie in cui l’aspetto della popolana ha rappresentato solo l’elemento più superficiale. Si partirà dalla complessità della Maddalena di Bellissima, per proseguire con la dirompente femminilità di Egle di Nella città l’inferno (anche attraverso l’analisi della sceneggiatura del film) per poi chiudere il cerchio con Roma Garofolo, personaggio archetipico e carico di lirismo, la protagonista di Mamma Roma che Magnani accetta di interpretare, dopo qualche anno di assenza dallo schermo, rinsaldando quel legame con la città che l’ha consacrata a “oltre-diva”.

BIO:

Cristina Colet è Dottore di Ricerca in studi Euroasiatici con specializzazione in cinema, collabora con il DAMS (Dipartimento di Studi Umanistici) dell’Università degli Studi di Torino, il Crad (Centro ricerche attore e divismo) e l’Aiace Torino. Si occupa in particolare di attore e di fenomeni di divismo e celebrità e di questioni legate all’identità nazionale e di genere. Di recente ha pubblicato per la collana Cultura, moda e società diretta da Federica Muzzarelli il volume La signora di Shanghai. Le icone di stile nella moda e nel cinema cinese per Bruno Mondadori Editore.